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[Venegono superiore] 27 settembre – CONTRO LA GUERRA

La guerra è presente e orizzonte degli eventi.
Nelle infinite variabili impazzite che costellano i giorni del pianeta Terra, la guerra ci sembra una
costante. I dazi decisi da Trump, la narrazione mainstream a targhe alterne che per mesi ha chiuso
gli occhi di fronte agli orrori in Palestina per poi svegliarsi indignata con colpevole ritardo; l’obiettivo del 5% di PIL da destinare alle spese militari (infrastrutture comprese) entro il 2035; i volenterosi europei con il cancelliere tedesco Merz che con una mano ringrazia Israele per svolgere il lavoro sporco e con l’altra guarda ai piani di investimento per gli armamenti e la ricostruzione delle zone distrutte dalla guerra.
Guerra e capitale viaggiano da sempre sullo stesso binario, oggi più che mai.
Ma cosa si fa durante una guerra?
Abbiamo deciso di organizzare questo incontro per mettere insieme diverse esperienze, consapevoli che è grazie ai ragionamenti e alle sensibilità collettive che potremo affinare la critica e quindi l’agire.
Un’occasione per ascoltare i racconti di alcune realtà in lotta contro la guerra, da diverse
angolature, chi dal punto di vista della logistica e del trasporto – via mare, aria o terra – delle armi,
chi della produzione delle stesse, chi delle armi nucleari, chi dello sviluppo tecnoscientifico a
supporto del comparto bellico, chi della militarizzazione della scuola, chi di quella che Simone Weil
definiva l’aspetto più atroce di tutti, cioè la guerra interna.
Una “festa antimilitarista” per unire, alla condivisione delle lotte, un momento più conviviale. Ma la “vera festa” che ci auspichiamo è la fine della guerra e del mondo che la produce.
Nel frattempo incontriamoci, discutiamo, agiamo.


[Nerviano – MI] 8 marzo – Presidio davanti a Leonardo

Breve report del presidio davanti ai cancelli della Leonardo di Nerviano (MI) di sabato 8 marzo

Sabato 8 marzo la Leonardo di Nerviano (MI) ha lasciato a casa i lavoratori, mentre solitamente il sabato è un giorno lavorativo, quindi è stata sospesa la produzione per quella giornata per evitare che questi potessero incontrare ed eventualmente confrontarsi con i manifestanti.
Il grande tabellone con l’insegna di Leonardo è stato ricoperto totalmente con strati di polietilene nero per oscurarne la scritta.
Il presidio, che ha visto la presenza di un paio di centinaia di partecipanti, si è poi trasformato in un corteo che ha percorso per circa un’ora la strada statale Sempione fino ad arrivare nei pressi dell’area abitata e commerciale. Qui sono continuati gli interventi e i volantinaggi che hanno suscitato reazioni positive, di interesse e di consenso sia da parte degli automobilisti che dei clienti del centro commerciale.
In tutto questo è da evidenziare il totale silenzio della stampa, anche locale, che volutamente e probabilmente dietro indicazione di Leonardo e dei suoi padroni statali, ha censurato qualsiasi tipo di informazione.
È chiaro che la denuncia dell’attività di produzione di morte di Leonardo SpA che fa affari con le guerre dia molto fastidio. Loro vorrebbero continuare a produrre indisturbati sistemi d’arma, che sono strumenti di morte e distruzione, e aumentare i loro profitti vertiginosamente, come sta avvenendo in questi ultimi anni in cui i venti di guerra dei padroni del mondo si fanno sentire sempre di più e il riarmo diventa sempre più imponente. Sta a noi, che delle loro armi e delle loro guerre siamo vittime, bloccare la loro filiera di morte e continuare con sempre più forza a mobilitarci contro le guerre, chi le produce, chi ha interessi a farle.
La guerra comincia anche da qui, dalla Leonardo SpA, dall’appetito di sangue e di dominio del complesso militare industriale, principale beneficiario dell’odierna e monumentale campagna di “riarmo”.
Contro le bandiere blu della Von der Leyen, di un’Europa sempre più guerrafondaia e del silenzio-assenso agli 800 miliardi che in 4 anni si vuol destinare alle spese militari che, come sempre, verranno tolti agli adeguamenti salariali, alla scuola e alla sanità pubblica, alla cura dell’ambiente e alla tutela della sicurezza sul lavoro.
Contro Leonardo parte attiva nel genocidio del popolo palestinese: i piloti israeliani, che bombardano Gaza con gli F-35, si sono formati e addestrati a bordo di aerei prodotti in Italia all’ex Alenia Aermacchi oggi Leonardo di Venegono Superiore (VA), 30 velivoli M-346 venduti nel 2012 a Israele facilmente armabili per trasformarli in jet d’at-tacco. I primi due caccia furono consegnati nel 2014, pochi giorni prima dell’aggressione militare sulla Striscia di Gaza denominata “Margine protettivo”, un massacro che ha sterminato oltre 2200 persone di cui 531 bambini. Anche i piloti degli elicotteri d’attacco, usati per il genocidio e che hanno bombardato anche gli ospedali uccidendo perfino i neonati, si sono formati sugli elicotteri Agusta prodotti da Leonardo a Samarate (VA).
Leonardo, una delle cui sedi si trova sul territorio di Nerviano, direttamente o attraverso la controllata statunitense Leonardo DRS, è un partner strategico del complesso militare-industriale di Israele, con la conseguenza che è coinvolta in qualità di fornitore e fruitore delle tecnologie militari israeliane nella violenza contro la popolazione Palestinese.
Dal welfare al warfare, dal conflitto tra Russia e NATO sul suolo ucraino al genocidio del popolo palestinese: Leonardo festeggia la guerra e brinda al proprio boom in borsa, con commesse vertiginose e grandi profitti.
Il presidio di sabato davanti ai cancelli della Leonardo di Nerviano è solo uno delle tante iniziative di lotta che si stanno moltiplicando per inceppare la macchina bellica.
Assemblea contro la guerra Varese e provincia
Di seguito riportiamo il testo di indizione del presidio.
L’Italia, terzo paese esportatore di armi verso l’entità sionista, pertanto è attivamente complice del genocidio in Palestina.
Le armi italiane, prodotte dalle grandi multinazionali della morte – tra cui Leonardo SpA – sono strumento di una violenza che è parte integrante del sistema capitalista e imperialista che opprime i popoli del mondo. Questo legame tra industria bellica e oppressione non è un incidente di percorso, ma il risultato di politiche volte a favorire gli interessi economici e il profitto al di sopra della giustizia e del diritto dei popoli a esistere e a resistere.
L’italia è in prima linea nella corsa al riarmo in Europa e, mentre aumentano le spese militari, il governo italiano al servizio delle grandi imprese belliche continua a spingere per politiche di repressione sociale e politica.
Questo processo avviene a discapito dei diritti dei lavoratori e delle lavoratrici, sempre più ridotte a salari miseri, orari estenuanti, assenza totale di tutele, infortuni e morti sul lavoro. L’industria delle armi, che continua ad arricchire pochi, è simbolo del capitalismo che sfrutta i popoli oppressi in Palestina, come sfrutta i lavoratori e le lavoratrici in Italia.
La politica bellica italiana non è solo una questione di minaccia alla giustizia globale, ma un chiaro esempio di come il profitto venga posto come priorità rispetto alla dignità dei popoli e alla giustizia sociale.
Oggi più che mai, è fondamentale che la nostra risposta sia chiara e determinata: non possiamo permettere che il governo, mentre preme per leggi repressive volte a soffocare ogni legittima pretesa di giustizia e pacificarci all’interno, continui a opprimerci e ad arricchirsi con il nostro sangue esportando morte in Palestina, dove il popolo continua a resistere alla propria pulizia etnica. Il profitto militare che uccide i nostri fratelli e sorelle in Palestina e nel Sud Globale è lo stesso che ci sfrutta e schiaccia in Italia.
Non saremo complici dell’oppressione dei popoli, solo bloccando la macchina di morte potremo dirci liberi dalle catene imperialiste.
BLOCCHIAMO LA MACCHINA DI MORTE

STOP ARMI A “ISRAELE”